La produzione presepiale di Luciano Testa inizia subito con un duplice approccio, quello della scenografia e quello dei pastori. I Pastori furono, subito, le moschelle; gli scogli, erano rappresentati da campane di vetro. Negli anni, ricerca sempre percorsi nuovi, mai alternativi o radicalmente innovativi, ma sicuramente originali. Prima la natività del Bayerisch Museum, poi l’armadio degli argenti del Beato Angelico, le scene tratte da Saverio Della Gatta, perfino un pastello monocromico della Kaufmann: le rivisitazioni dell’artista su altre opere sono un crescendo di ricerca assoluta del bello e della sua rappresentazione. Un volere a tutti i costi affermare che l’arte è inscindibilmente rappresentata da due aspetti fondamentali; Spirito e materia; anima e corpo; bello assoluto e sua rappresentazione; originalità e ripetitività, quali l’artista e l’artigiano che non possono, non vogliono separarsi. La ricerca di Luciano Testa non si arresta, e noi godiamo di questo suo “affanno” rappresentato dalle sue opere.